Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


domenica 17 maggio 2015

la commissione delle donne


Desteya jin, letteralmente, significa la mano delle donne. Dicono che è come una mano perché ci sono tante dita ma che lavorano per una sola mano. Desteya, talvolta, viene tradotto con la parola “ministero”. Effettivamente, è quanto più si avvicina ad un ministero, perché da qui vengono fatte le proposte di legge, e perché esiste il desteya dell'economia, quello dell'ambiente, quello degli esteri ecc... Ma, non essendo di fronte ad un sistema statale, di fatto viene difficile identificarli con un vero ministero. In altri casi viene tradotto con “commissione”, e probabilmente è a parola che più si addice.

Dicevo, nell'ufficio della commissione delle donne, la responsabile si chiama Hîva Erabo “qui lavoriamo su 4 livelli: legislativo, economico, sociale e culturale. Abbiamo ottenuto che venisse approvato, per esempio, un testo di legge per le donne”. Il primo punto dei principi base di questo testo dice: “è compito di ogni individuo nelle aree dell'autodeterminazione democratica combattere contro la mentalità reazionaria ed autoritaria della società.” Prosegue dichiarando illegali i matrimoni delle bambine, gli omicidi d'onore, la poligamia (secondo l'islam un uomo può avere fino a 4 mogli, questo è reso illegale,) istituisce il matrimonio civile, sancisce l'uguaglianza tra uomo e donna in tutti gli aspetti della vita sociale, civile ed economica, proibisce che le donne si sposino senza essere consenzienti e comunque non sotto i 18 anni, e via dicendo.
“oltre a questo, abbiamo altri progetti: per esempio, dal punto di vista economico abbiamo iniziato piccoli progetti che permettono alle donne di essere indipendenti” continua Hîva, “uno di questi riguarda l'orticultura: non solo le donne coltivano la terra ma elaborano i prodotti che questa da loro. Per esempio, se coltivano pomodori, poi li lavorano per farne salsa concentrata: in questo modo si da da fare a molta più gente.” le donne fanno anche piccoli manufatti, come fiori di stoffa o altri oggetti ricamati “ma abbiamo difficoltà a venderli, perché la crisi economica fa si che non possiamo permetterci materie prime di alta qualità, e perché a causa dell'embargo non riusciamo a venderli all'esterno.”

Per quanto riguarda i progetti culturali, il principale riguarda lezioni nelle scuole che rendano i ragazzi e le ragazze consapevoli del cambiamento nella società che sta portando questa rivoluzione. La maggior parte dei progetti di cui desteya jin si occupa sono però di stampo sociale, per l'aiuto delle donne minacciate di morte, asili per bambini, festival per rompere le cattive tradizioni, e centri psicologici. “Abbiamo costruito una casa per le donne vittime di violenza sessuale minacciate di morte” spiega Hîva. Una delle pratiche tradizionali più violente consiste infatti nell'omicidio d'onore: le donne che siano state violentate, dal momento che non sono più vergini per il matrimonio, vengono poi uccise dalla famiglia. “In questa casa erano presenti 13 donne, e 8 hanno risolto il loro problema.” Domando come sia stato risolto il problema e spiega: “queste donne vittime di violenza vengono aiutate dal punto di vista psicologico, vengono supportate per 6 mesi. In questo tempo effettuiamo visite alla famiglia, cercando di capire il loro punto di vista e spiegando perché sia sbagliato colpevolizzare le donne vittime di violenza. Quando sono pronti ad accogliere la donna vittima di violenza, i componenti della famiglia mettono per iscritto la promessa di non ucciderla, di trattarla con rispetto, e di supportarla dal punto di vista psicologico: allora la donna può tornare a casa.” Ancora una volta è palese come il metodo di risolvere questioni anche pesanti qui in Rojava ricorra il meno possibile alla repressione carceraria, quanto ad una soluzione che possa essere costruttiva per entrambe le parti. “vogliamo anche rompere le tradizioni che impongono alla donna di non fare alcune cose, per esempio, poco tempo fa abbiamo fatto il festival della bicicletta,” tradizionalmente infatti le donne non usano la bicicletta, “e prossimamente faremo il festival delle giovani donne. Inoltre, ci sono asili per bambini, ci prendiamo cura gratuitamente dei bambini disabili, abbiamo aperto da poco un orfanotrofio nella zona di Remilan, e stiamo aprendo centri psicologici per le vittime di trauma. Per questi centri in particolare, se ci sono volontarie con le conoscenze necessarie che vogliano venire a darci una mano, sono benvenute.”

Spiego a Hîva che prossimamente mi piacerebbe incontrare la commissione dell'ecologia, e risponde: “le donne e l'ambiente sono intrinsecamente connesse, perché il meccanismo mentale che fa si che un essere umano faccia del male alla natura è lo stesso che fa si che faccia del male ad una donna.” Quindi, prossimo appuntamento, commissione dell'ecologia.

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