Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


lunedì 28 novembre 2011

Claudio dalla cisgiordania, terza lettera.

Dopo la prima e la seconda lettera, pubblico anche questa ed altre arriveranno... Sempre pensando che magari a qualcun viene voglia di fare un salto da quelle parti...

Due giorni intensissimi: rientro a Ramallah, preparandoci al venerdì; essendo in Ramadan c’è qualche manifestazione in meno, ma io sono nel gruppo che va a Nabi Saleh, il paese che è in questo momento il clou dell’azione; prendiamo posizione molto presto (alle otto siamo là), perché quasi sempre tra le nove e le dieci mettono un posto di blocco per impedire agli internazionali di accedere al paese a dare manforte. Questo paese è in cima ad una collina bellissima, con panorami sugli uliveti intorno e su alcune colline boscose. Ma purtroppo sulla collina di fronte hanno insediato uno dei villaggi illegali (per lo meno illegali per l’ONU), e da lì parte l’odio e la brama di prendersi anche questo villaggio.

Al mattino ci riuniamo prima in una casa del paese per un caffè, poi in un’altra casa per un the; poi sotto un gelso bianco enorme, comincia l’assembramento; direi che alla fine tra gente del paese e internazionali (anche qualche israeliano) siamo arrivati a un centinaio. Sulla strada c’è chi fa collezione di lacrimogeni già sparati: c’è chi ne tiene un mucchio, chi addirittura li ha appesi come se fossero il bucato, e sono a centinaia! Di solito infatti la battaglia è dentro il paese; ma ieri no. Le camionette dell’esercito si erano riunite in due posti, ma senza salire al paese; avevano sbagliato i conti, pensando che con il ramadan ci sarebbe stata poca gente? Fatto sta che entriamo nel campo di fronte e i ragazzi del paese si fanno man mano più forti e arrivano fino a qualche decina di metri dall’esercito, e lì partono i lanci di gas lacrimogeni, anche se non particolarmente fitti; poi si vede che sulla collina di fianco si erano preparati un altro po’ di soldati; quindi anche quelli più in basso cominciano a salire; un’altra camionetta si piazza sulla strada all’entrata del paese e comincia qualche lancio di lacrimogeni. I ragazzi del paese ci chiamano per asserragliarci nella casa più alta. Ma a quel punto non si capisce più niente: dei soldati erano già dentro la casa e sparano un lacrimogeno, poi cercano di uscire, ma fuori c’è una sassaiola; sparano lacrimogeni a caso, più per proteggersi la via di fuga che altro; ne ho visto inciampare e cadere uno con una faccia spaventatissima; con tutte le loro armi non sapevano che fare….. Per una volta siamo rimasti noi padroni del paese! Qualcuno voleva inseguire i soldati, ma c’era una debolezza da ramadan.

Ora alcune considerazioni: come si fa a mettere in mano delle armi sofisticate a dei ragazzini sprovveduti? Cosa non potrebbe succedere se sbagliano più di quanto hanno fatto? La settimana scorsa invece c’erano dei riservisti che hanno messo il paese a soqquadro, giornalisti pestati, zaini rovesciati e sempre la minaccia che dobbiamo andarcene, perché loro la fanno diventare zona militare.

Per la sera invece mancavano almeno due alla casa di Sheik Jarrah, per cui ci sono andato; come ho già scritto si cerca di tenere quattro persone chissà che quei pazzi sionisti facciano qualcosa; una notte dell’ultima settimana hanno tirato secchiate di cacca e piscia sulla tenda dei nostri; ma stanotte è stata tranquilla, a parte le condizioni dove dormiamo (io su un divano sfasciato lungo un metro e 20!). Ma la signora araba ieri ci ha portato salatini e dolcetti fatti in casa: per tutti il ramadan è un periodo per mangiare cose buone. Stamattina invece il più stronzo degli israeliani è uscito a far cagare il cane (un cagnone cattivo) e voleva fargliela fare nel giardinetto dove abbiamo la tenda; mi sono incazzato e per fortuna il cane ha dato retta a me ed è uscito in strada! Sheik Jarrah è un enorme quartiere a Gerusalemme Est, fatto di palazzoni, compreso quello dell’ONU, in mezzo a cui c’è una depressione; qui nel ’48 furono costruite delle case per i rifugiati cacciati da israele: per cui i palestinesi non sono proprietari e ogni scusa per buttarli fuori è buona; se una casa viene lasciata vuota, anche solo per andare a trovare amici, viene occupata dai sionisti che sembrano in giro come se fossero a caccia.

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