Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


lunedì 14 febbraio 2011

Cinque poesie di Mahmoud Darwish


Mahmoud Darwish è nato nel 1941 nel ad al-Birweh, villaggio raso al suolo nel 1948, durante la Nakba, la pulizia etnica della Palestina.
I suoi genitori si sono rifugiati in Libano e sono stati tra i pochi a riuscire a tornare illegalmente nella terra d'origine dopo un anno, senza nessun diritto civile o cittadinanza. A causa di questo ha passato diversi anni in prigione, e non ha potuto terminare gli studi nella sua terra. Ha vissuto buona parte della sua vita in esilio. È morto il 9 agosto 2008.



Potete legarmi mani e piedi
togliermi il quaderno e le sigarette
riempirmi la bocca di terra:
la poesia è sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane, luce nei miei occhi.
Sará scritta con le unghie, lo sguardo e il ferro,
la cantero’ nella cella mia prigione,
al bagno
nella stalla
sotto la sferza
tra i ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione di usignoli
per cantare la mia canzone di lotta.



PROFUGO

Hanno incatenato la sua bocca
e legato le sue mani alla pietra dei morti.
Hanno detto: "Assassino!",
gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere
e lo hanno gettato nella cella dei morti.
Hanno detto: "Ladro!",
lo hanno rifiutato in tutti i porti,
hanno portato via il suo piccolo amore,
poi hanno detto: "Profugo!".
Tu che hai piedi e mani insanguinati,
la notte e` effimera,
ne` gli anelli delle catene sono indistruttibili,
perche` i chicchi della mia spiga che va seccando
riempiranno la valle di grano.



PENSA AGLI ALTRI

Prepari la tua colazione pensa agli altri(non dimenticare il cibo per i piccioni)
Combatti la tua guerra
pensa agli altri(non dimenticare chi chiede la pace)
Paghi la bolletta dell’acqua
pensa agli altri(chi si nutre di nubi)
Torni a casa la tua casa
pensa agli altri(non dimenticare la gente nelle tende)
Dormi e conti le stelle
pensa agli altri(chi non ha spazio per dormire)
Liberi l’anima con le metafore
pensa agli altri(chi ha perduto il diritto di parola)Pensi agli altri lontani
pensa a te stesso
(dì: magari fossi candela nel buio)



CANTANDO PER LE STRADE

Cantando per le strade, per i campi,
il nostro sguardo fara` scaturire l`osservatorio
dal posto piu` lontano
dal posto piu` profondo
dal posto piu` bello,
dove non si vede che l`aurora,
e non si sente che la vittoria.
Usciremo dai nostri campi
Usciremo dai nostri rifugi in esilio
Usciremo dai nostri nascondigli,
non avremo piu` vergogna, se il nemico ci offende.
Non arrossiremo:
sappiamo maneggiare una falce,
s appiamo come si difende un uomo disarmato.
Sappiamo anche costruire
Una fabbrica moderna,
una casa,
un ospedale,
una scuola,
una bomba,
un missile.
E sappiamo scrivere le poesie piu` belle.



CARTA D’IDENTITÁ 

Ricordate!
Sono un arabo
e la mia carta d’identitá è la numero cinquantamila.
Ho otto bambini
e il nono arriverá dopo l’estate.
V’irriterete?

Ricordate!
Sono un arabo
impiegato con gli operai della cava
ho otto bambini
dalle rocce ricavo il pane,
i vestiti ed i libri.
Non chiedo la caritá alle vostre porte
nè mi umilio ai gradini della vostra camera
percio’, sarete irritati?

Ricordate!
Sono un arabo
Ho un nome senza titoli
e resto paziente nella terra
la cui gente è irritata.
Le mie radici
furono usurpate prima della nascita del tempo
prima delle aperture delle ere
prima dei pini e degli alberi d’ulivo
e prima che crescesse l’erba.

Mio padre... viene dalla stripe dell’aratro,
non da un ceto privilegiato
e mio nonno era un contadino
nè ben cresciuto
nè ben nato!

Mi ha insegnato l’orgoglio del sole
prima di insegnarti a leggere,
e la mia casa è come la guardiola di un sorvegliante
fatta di vimini e paglia:
siete soddisfatti del mio stato?
Ho un nome senza titolo

Ricordate!
Sono un arabo.
E voi avete rubato gli orti dei miei antenati
e la terra che coltivavo
insieme ai miei figli,
senza lasciarci nulla
se non queste rocce
e lo stato prenderá anche queste.
Come si mormora.

Percio’!
Segnatelo in cima alla vostra pagina:
non odio la gente
nè ho mai abusato di alcuno
ma se divento affamanto
la carne dell’usurpatore diventa il mio cibo.
Prestate attenzione!
Prestate attenzione!
Alla mia collera
ed alla mia fame.

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