Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


domenica 30 gennaio 2011

Un comunicato delle forze di occupazione

Dalla fine di dicembre i casi di civili assassinati dalle forze di occupazione israeliane si sono intensificati. Prima di questo periodo erano frequenti i casi di persone colpite da proiettili alle gambe, con le ossa maciullate, ma ancora vive. Esiste un comunicato, rilasciato dall'entità sionista, in cui si dichiara che qualunque civile presente nella buffer zone viene considerato come copertura per i combattenti palestinesi.

Il 24 dicembre le forze di occupazione israeliane hanno ammazzato Salama Abu Hashish, 20 anni, a Beit Lahya, nord della striscia. Il 28 dicembre Hassan Mohammed Qedeh, 19 anni, è stato ucciso a Khuza'a, sud della striscia. Shaban Karmout, 65 anni, è morto dopo essere stato colpito da tre proiettili al petto e al collo il 16 gennaio a Beit Hannoun, nord. Amjad ElZaaneen, 17 anni, è stato assassinato da una granata sempre a Beit Hannoun. Tutte queste persone erano disarmate.

Saber vive a Beit Hannoun, nel nord della striscia, ed è il portavoce della “local iniziative Beit Hannoun”, che, tra le diverse attività, organizza manifestazioni nella buffer zone. Mostra un foglio di cui è appena giunto in possesso, si tratta di un comunicato firmato IDF (Israeli Defence Force) e datato 26 dicembre 2010:
“[...] La presenza di civili palestinesi nell'area adiacente alla barriera di sicurezza è usata da organizzazioni terroriste per coprire le loro attività, tra cui collocare congegni esplosivi, pianificare attacchi terroristici e tentare di rapire soldati dell'IDF. Per questa ragione, l'IDF non permetterà che nessuno sia presente in quest'area. [...]”.
È interessante notare il linguaggio con cui è scritto questo comunicato: quelle che di fatto sono forze di occupazione israeliane si autodefiniscono forze di difesa (Defence Force), il muro di segregazione, la barriera razzista e sionista che tiene imprigionati i palestinesi dentro la striscia di Gaza viene definita “barriera di sicurezza”, chi combatte per la libertà del suo popolo sotto occupazione, esercitando un diritto che anche l'ONU ha riconosciuto* viene definito “terrorista”, rendere ostaggio un soldato israeliano che invade il territorio di Gaza viene definito “rapimento”(i palestinesi nelle prigioni israeliane sono diverse migliaia, sequestrati nella loro terra e spesso non imputati di nessun crimine) ...e questa riportata è solo parte del comunicato ufficiale.

Saber: “È sbagliato chiamarla buffer zone (zona cuscinetto, in italiano) perché questo è il nome che le hanno dato le forze di occupazione israeliane: esso suppone che ci siano due stati in guerra, mentre in realtà qui la situazione non si può chiamare guerra ma occupazione. Il nome più adatto è “no-go zone”, area in cui è vietato l’accesso, perché è Israele che unilateralmente proibisce l’accesso ad un territorio che di fatto dovrebbe essere sotto la giurisdizione palestinese. Noi comunque continueremo a fare manifestazioni in quell’area, perché è la nostra terra, perché con noi ci sono i contadini e gli abitanti del posto, perché se adesso ci fermiamo, la prossima volta cosa faranno? Aumenteranno la no-go zone fino ai 500 metri? Con quali conseguenze per chi ci vive e per chi la coltiva? Visto che essa già adesso comprende il 35% delle terre coltivabili di Gaza, quali sarebbero le conseguenze per la nostra autosufficienza alimentare? L’ultima volta che abbiamo fatto una manifestazione c’erano con noi i parenti di Shaban Karmut. Non abbiamo intenzione di fermarci, non sarà un comunicato a farci tirare indietro, questa è la nostra terra e continueremo ad andarci!”

Forse quello che i sionisti, con la loro retorica, i loro F16, droni, armi automatiche ad altissima precisione e carri armati non hanno capito è che sono di fronte ad un popolo che ha la forza di stare in piedi anche con le ossa delle gambe spappolate dai dum dum. Un popolo la cui dignità non è stata messa in ginocchio da più di mezzo secolo di occupazione, un popolo che fa appello alla solidarietà internazionale per vedere riconosciuti i propri diritti.

Prendi nota
sono arabo
mi chiamo arabo non ho altro nome
sto fermo dove ogni altra cosa
trema di rabbia
ho messo radici qui
prima ancora degli ulivi e dei cedri
discendo da quelli che spingevano l’aratro
mio padre era povero contadino
senza terra né titoli
la mia casa una capanna di sterco.
Ti fa invidia?
[...]
Hai rubato le mie vigne
e la terra che avevo da dissodare
non hai lasciato nulla per i miei figli
soltanto i sassi
e ho sentito che il tuo governo
esproprierà anche i sassi
ebbene allora prendi nota che prima di tutto
non odio nessuno e neppure rubo
ma quando mi affamano
mangio la carne del mio oppressore
attento alla mia fame,
attento alla mia rabbia.
(Mahmud Darwish)


* La 20° sessione dell'assemblea generale ONU dichiarava "la legittimita' della lotta da parte dei popoli sotto oppressione coloniale, per esercitare il loro diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza"; Il Protocollo Addizionale I della Convenzione di Ginevra del 1949 affermava che la lotta armata poteva essere usata, come ultima risorsa, come mezzo per esercitare il diritto all'autodeterminazione, per citare le due risoluzioni principali a proposito.

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