Siamo antifascisti e antirazzisti. Ed è esattamente per questo che siamo antisionisti. (Rete Italiana ISM)


mercoledì 13 ottobre 2010

Famiglia Samouni

L'attacco alla famiglia Samouni è stato ampiamente pubblicizzato...ma ora i sopravvissuti non hanno un reale aiuto. Quel poco che ricevevano oggi si è fermato ad eccezione di un'assistenza limitata da parte di alcune organizzazioni. La famiglia ora vive in estrema povertà senza ingressi di denaro e senza che se ne parli.” -PCHR, Palestinian Center fou Human Rights-



Quando sono arrivata a Zaitun, nella via dove vive la Famiglia Samouni, si sono avvicinati alcuni bambini. Hanno cominciato a chiedermi "what's your name?", e poi "where are you from?" e capivano la risposta, e se a mia volta chiedevo loro l'età o il nome rispondevano. Non sono molti i bambini qui che parlano qualche parola di inglese. Mi conducono in una stanzina in una casetta con il tetto in lamiera e delle grosse fessure tra i muri e il tetto da cui entra la luce del sole. Mi fanno sedere nell'angolo all'ombra, perchè fa caldo. Mi mostrano orgogliosi il loro libro di inglese.

Adie, compagno dell'ISM, e Shahed, ragazza diciannovenne di Gaza, stanno insegnando loro l'inglese. Ed è importante che questi bambini imparino a comunicare in inglese, così potranno essere loro a raccontare.


Qualcosa raccontano già.

Mona è una ragazzina di dodici anni, con dei grandi occhi neri , magra e vivace. Mi stringe la mano, ci presentiamo, e mi mostra i suoi disegni. Rappresantano un mondo felice, col sole che brilla e gli uccellini in celo. Nei suoi disegno ci sono anche il suo papà e la sua mamma. È stata la prima a voler imparare l'inglese. Arrivano altri bambini, e si inizia la lezione. Oggi impariamo l'ora e il tempo, l'immagine sul libro di inglese rappresenta degli orologi...


Esco dalla stanzina, lascio Mona e gli altri bambini alla loro lezione di inglese per fare un giro. Un bambino di 10 anni mi prende per mano perchè vuole portarmi a casa sua, a farmi conoscere la sua mamma. La strada è polverosa, la stanza spoglia, la madre sorride accogliente e mi offre un caffè. Nel frattempo arrivano altri fratellini del bambino, inclusa una bambina che avrà avuto 2 anni e che si lascia prendere in braccio di buon grado. Il maggiore, 13 anni, è ormai l'uomo di casa: mi mostrano una foto di un uomo e mi spiegano che è il loro papà, morto durante l'operazione piombo fuso, erano 8 fratelli, sono rimasti in 7 e la vedova.





“Mi chiamo Mona, faccio la quinta ed ho 10 anni. Mia mamma e mio papà sono stati assassinati, anche le mogli di mio fratello - Safa, Maha e suo figlio.” “A te cosa è successo?” “Eravamo a casa, sono entrati e ci hanno ordinato di evacuare. Riuscivamo ad udire mia zia che gridava di non rompere le cose e sentivamo il rumore di cose rotte. I soldati hanno sfondato il muro e sono entrati in casa. I soldati ci hanno detto: “andate nella casa del vicino e non uscite, se uscite vi spariamo”. Siamo stati nella casa dei vicini per 2 giorni senza cibo e senza acqua. Mio cugino Mohammed e il nostro vicino Hamdi sono usciti per prendere la legna così potevamo fare il pane. I bambini piangevano, volevano mangiare e bere. I soldati hanno lanciato il primo missile, ha colpito Mohammed ed Hamdi, sono stati ammazzati entrambi immediatamente. Il secondo missile ha ferito qualcuno di noi, il terzo missile ha colpito i miei zii e mia nipote, cosi che sono morti tutti, anche mio padre e mia madre. Dopo il secondo missile siamo tutti corsi in un angolo della stanza ma il terzo missile ci ha colpito ed eravamo tutti feriti, così abbiamo detto: è fatta, continueranno a spararci fino a che non saremo morti tutti.” (intervista)


La croce rossa ha avuto la possibilità di arrivare solo dopo altri 2 giorni. I medici hanno trovato i bambini che accudivano i corpi dei genitori. In un video un medico della croce rossa dichiara: "per me fu un trauma vedere bambini feriti che stavano nella stessa stanza dei genitori morti diversi giorni prima"


Mona è sopravvissuta, con i suoi disegni e la sua voglia di parlare inglese. Dice che da grande vuole diventare medico, perchè così può curare le persone, e che se avesse saputo curare i feriti nei giorni di isolamento magari non sarebbero morti, dice.



Nella sezione video ci sono alcuni link a video che raccontano di questa famiglia.


Boicotta israele perchè, davvero, non ha pietà per nessun*.

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